Studente: — L’osservazione non coinvolta presuppone un distacco dall’insieme mente-corpo. Marco Mineo: — Sì. S: — Appare nella mente ed è normalmente qualcosa di più di un’apparizione. M: — Il coinvolgimento dà un’impressione di sostanzialità a ciò che appare, come una traccia o un eco di qualcosa che non c’è più. Ma se guardi da dove viene, o cerchi CHI prova attaccamento-avversione non trovi niente. S: — Il coinvolgimento crea un immedesimarsi vero e proprio. Ci si immedesima con i propri pensieri fino a dimenticarsi di sé, quasi a scomparire nella propria idea, nella propria azione. M: — Sì. Ci si dimentica della chiarezza originaria. S: — Abbandonare ciò significa riconsiderare tutta l’esperienza. M: — Abbandonare ciò significa vedere che…
-
-
Studente: — Per ora l’indagine mi mostra che le immagini provengono dall’ignoto, nel senso che l’unica certezza che ho è che compaiono all’improvviso, a volte in massa, da ciò che io posso definire ignoto, buio. Seguono emozione e dialoghi infiniti. Marco Mineo — E se ti dicessi che… quell’Ignoto sei TU? Lo percepisci dualisticamente come buio solo perché sei ancora identificato con ciò che appare. Quando vedi più e più volte che tutto viene dall’Ignoto e che Quello sei tu, non sarà né luce né buio ma Ciò-Che-É. S: — Nell’indagine i “periodi no” sono frequenti e destabilizzanti. A volte, come in questo periodo per me, afflitto come sono da terribili dolori per la sinusite, risulta altrettanto arduo sia lasciare…
-
Studente: — Vedere che tutto viene dall’Ignoto è agevole, riconoscere che Quello sono io necessita di un grado di consapevolezza molto alto. L’indirizzo delle tue parole mi aiuta, l’individuare cosa e come cercare è fondamentale, la parte che mi è sempre mancata. Riesco a distinguere uno spazio ora, uno spazio vuoto in cui fermarmi almeno alcuni momenti, mentre sulla superficie scorrono immagini. Quando riesco a sedere in quello spazio, le immagini scorrono senza commenti, quando l’attenzione e la consapevolezza raggiungono un certo livello, quando si riesce a porre l’attenzione sulla mente e il suo lavorio, questo cessa e cessano le immagini e i pensieri, è uno stato di grazia avvolto però da un velo nero: la paura. Temo che l’ansia…
-
Nella nostra esperienza, sia di veglia che di sogno, abbiamo accesso a due prospettive: Quella dell’ego o attore, che rappresenta il sé della ‘persona’ all’interno del mondo della veglia o del sogno. Quella dell’Osservatore, un punto di osservazione non personale, non figurato e non localizzato, al di fuori del mondo/sogno. Nei sogni comuni e nello stato di coscienza ordinario la completa identificazione con l’ego che pensa e che agisce, ci fa ignorare del tutto l’esistenza della prospettiva superiore dell’osservatore trascendente, assolutamente privo di azione, movimento, pensiero. Nei sogni lucidi (in cui sappiamo di stare sognando) e negli stati di coscienza più elevati, si è contemporaneamente identificati con l’ego all’interno dello stato di veglia o di sogno e con l’osservatore esterno…
-
Allievo: Ci sono dei miglioramenti. Venerdì sono stato intensamente consapevole tutta la mattina (senso di essere ovattato e benessere). Nel pomeriggio sono emerse alcune impressioni che non hanno lasciato traccia e piano piano sono tornato allo stato mentale ordinario. Di sera ho provato un senso di mancanza e malinconia che ho cercato di accettare per quello che è. Sabato mattina sono andato in una cittadina in cui non andavo da tempo perchè mi ricordava fallimenti e momenti tristi, ma la tristezza non ha avuto luogo, anzi, prende luogo una sensazione molto piacevole nella quale riemergono alcuni momenti molto gradevoli della mia adolescenza: sensazione di purezza e spedendore. Ieri ed oggi ho avuto uno stato mentale ordinario fino a mezzogiorno, quando…
-
La tua stessa attenzione in questo stesso momento è consapevolezza. Comunemente percepiamo come se l’attenzione si muovesse, ma questo effetto ottico è dovuto al coinvolgimento col movimento del pensiero, o ego. In realtà l’attenzione è sempre immobile, ed è sinonimo di consapevolezza. Se qualcuno obiettasse: “ma io posso spostare l’attenzione da un oggetto (o pensiero) all’altro!” basterebbe fargli notare che è il pensiero a suggerire il presunto movimento dell’attenzione e che ciò che si muove sono gli oggetti e non l’attenzione. Esattamente come nelle immagini in movimento non è la luce a muoversi ma la pellicola. In questo senso portare l’attenzione alla consapevolezza è vedere che l’attenzione È consapevolezza, e che tale consapevolezza – o Io o Sè – è…
-
QUANDO LO SFORZO È CONTINUO A UN CERTO PUNTO L’ATTENZIONE PASSA DALLO SFORZO ALLA CONTINUITÀ SENZA SFORZO
by adminQUANDO LO SFORZO È CONTINUO A UN CERTO PUNTO L’ATTENZIONE PASSA DALLO SFORZO ALLA CONTINUITÀ SENZA SFORZO Allievo: Ciao Marco. Mi sembra che il mind clearing funzioni meglio della meditazione con sforzo (forse perché non so ancora meditare). Col clearing funzioni sto entrando nello stato meditativo spontaneamente. Ieri sera c’era silenzio con solo un briciolo di mente sotto forma di sensazione, non di pensiero/i, sovrapposta alla consapevolezza – lo so che non è ancora pura consapevolezza. Con la meditazione formale faccio ancora un po’ fatica perché cerco di stare sulla consapevolezza che osserva la consapevolezza, ma è uno sforzo immane quello di riportare l’attenzione di volta in volta sulla consapevolezza, circa ogni secondo. Marco Mineo: Hai recepito bene la mia…
-
RIPOSO E ATTACCAMENTO ALL’INCOSCIENZA Uno degli attaccamenti più potenti, credo il più potente, è quello verso il sonno. La mente comune conosce un solo modo per riposare: l’incoscienza. Da qui il paradosso (fenomeno evidente in chi soffre di insonnia) del rincorrere il sonno come assoluta necessità! È un rintanarsi in delle ‘sacche’ di incoscienza per proteggersi dal sentire. Ci proteggiamo dal sentire il dolore scegliendo l’incoscienza. Di fatto però ci proteggiamo dalla pura consapevolezza che è puro riposo, la fine del senso del fare: ciò che realmente desideriamo, che lo sappiamo o meno. Lo stato basale è chiarezza che illumina, trasparenza che consente la visione, apertura che supera il dolore, libertà di automanifestarsi per gioco apparendo come altro da ciò…
-
-
se il nostro Sé è infinita consapevolezza, ovvero Presenza – “essere innanzi” – la meta è raggiunta prima di partire, prima che l’azione sorga L’appagamento intrinseco all’essere illimitatamente consapevole precede ogni bisogno il desiderio è già soddisfatto prima che venga formulato questo ‘prima’ non è cronologico è ontologico! non vuol dire che si possa perdere “dopo” dopo che il pensare sia cominciato ma che il pensare non può davvero celare questa infinita consapevolezza a meno che il nostro sguardo non sia ‘appiccicato’ al guardato da poter fingere di dimenticare il guardare stesso. compreso questo la nostra pratica sgorgherà dalla fiducia e dall’amore cessando di essere fuga celata abituàti a fare qualcosa per raggiungere un obiettivo, quando ascoltiamo l’istruzione di risalire…