Il principio del non-attaccamento e non-avversione significa forse che ci dobbiamo far piacere tutto? No!! Significa non contrastare i movimenti interiori, non creare un movimento opposto a ciò che si presenta di momento in momento. Se in questo momento provo rabbia o sono preoccupato, e contemporaneamente non vorrei provare queste cose, ecco l’avversione! Se in questo momento desidero qualcosa o provo paura che termini il piacere, ecco l’attaccamento! Essere ciò che è di momento in momento senza essere divisi, ecco lo stato naturale!
-
-
Il momento-frattale ha infiniti aspetti se lo esplori, cambiando prospettiva è sempre diverso. Come la trama di un sogno che si dispiega nel nulla restando nulla. Le infinite possibilità sono come due specchi di fronte, niente davanti e niente dietro Se questo ti spaventa, è perchè hai ancora da ripercorrere qualche strada, Qualcosa che hai negato a te stesso, Qualcosa lasciato in sospeso Di cui rimandi il sentire
-
Non abbiate paura di essere felici. Il nuovo tabù non è nè il sesso nè la morte. Si ha paura di dire di essere felici, e questa paura di esprimerla diventa un’attitudine interiore. Come se dire di essere felici in qualche modo potesse offendere l’altro…impedendo così la possibilità di contagiare di felicità l’altro, e diventando un circolo vizioso. Se è vero che l’infelicità è la mancata soddisfazione del desiderio allora dovremmo domandarci da dove si origina, e raggiungerne la fonte, necessariamente libera dal senso di mancanza. Possiamo distendere quella tensione specifica che esprime l’infelicità del momento, e lasciandola manifestare come semplice energia lasciare che la quiete torni in primo piano. Il bello è che non è altrove ma qui! Un…
-
-
-
Caro Marco, Quando medito è come se i sensi abbassassero al minimo la percezione dei segnali esterni. E la mente in questo stato non lavora. Per cui posso dire di essere consapevole dell’esperienza e della persona che la fa come un’unità. Non sono consapevole di essere consapevole direttamente, ma se faccio attenzione capisco cosa vuol dire essere la consapevolezza percipiente, il soggetto. E mi rendo conto della differenza tra dire IO riferendosi alla persona, e dirlo in quanto consapevolezza. Quell’IO che nella meditazione testimonia il corpo che si rilassa e la mente che si ferma, è il vero IO. Ciao Marco: Congratulazioni! Questa è una comprensione profondissima, coltivala. Nota che il vero IO c’è sempre anche quando la mente torna in attività,…
-
Ciao Marco, Ho più tempo da dedicare alle mie ricerche. Beh, come comincio a meditare mi addormento, mi basta pensare di meditare che già mi si chiudono gli occhi, ma velocemente e profondamente. Poi di notte mi sveglio e per riaddormentarmi mi basta pensare di cominciare a meditare. Ho come una narcolessia da meditazione. Mi sento scivolare nel sonno, non è come spegnersi, è più come entrare in un nulla dove non percepisco più niente. Non voglio giudicare, pertanto accetto questa situazione. Marco Mineo: Bene, stai cominciando a portare la meditazione nel piano causale del sonno – ti ricordo la tripartizione classica tra lo stato di veglia e il corpo grossolano, lo stato di sogno e il corpo sottile, e lo stato di sonno…
-
Allieva: — Mi sento divisa… Marco: — Tu sei UNITÀ! Ciò che si sente divisa è la mente. Nonostante i contrasti interiori tu resti sempre unità. Accogli, includi i movimenti contrastanti, renditi spazio. A: — Ho compreso!! Il sentirsi divisi é un giudizio della mente che cerca di opporre ciò che mi fa star bene da ciò che non mi fa star bene. Ora mi sento in uno spazio di apertura in cui riesco ad osservare sia benessere che ansia. M: — Grande! Prendi confidenza con questa osservazione non duale, senti la pace che sovrasta ogni apparente contrasto, è casa tua! Il principio dell’osservatore prevale sempre!
-
Parlami del mondo In sogno ricordami della storia E ne riderò Sai se è vero? Cosa hai perso o puoi perdere? Solo la tua storia La storia di come sei arrivato fin qui senza partire. Da dove potresti mai partire se non da qui? E dove mai potresti arrivare se non “qui”? Dei molti dubbi trova il dubitatore: Come ha fatto la prima certezza a diventare il primo dei dubbi?
-
”La causa del tuo sentirti legato è che ancora continui nel voler fermare la mente.” Ashtavakra Gita 1.15 Un pensiero non dura niente, c’è solo infinita silente consapevolezza. Poichè blocchi il pensiero restandone invischiato si crea la percezione di una mente/io che li pensa, all’interno di un corpo che fa, all’interno di un mondo complesso e rumoroso. Rinuncia a sentirti una mente/io che pensa in un corpo che fa, e sii finalmente in pace. Oppure indaga: Di chi è questo pensiero? Dove appare questo pensiero? Quando sorge la certezza che il pensiero non è di nessuno e da nessuna parte Sei finalmente in pace. La difficoltà esiste a causa della resistenza, ovvero dell’attaccamento al pensiero piacevole e dell’avversione per il…