Ciao Marco, in questi ultimi giorni mi trovo tra due sensazioni. Quando medito in camera sono incredulo. Incredulo di come siano cambiate le cose rispetto alla settimana dopo il Ritiro. Dal dimorare con facilità anche per lunghi periodi, al passare la maggior parte del tempo della meditazione invaso da onde di pensieri…cerco di accettare la cosa e restare nell’osservatore ma non è così facile. Poi, durante alcuni momenti della giornata, quando cammino solo per esempio, percepisco, intuisco, che tutto quello che vedo sono sempre io, persone, animali, oggetti, il mio corpo, e sento che il senso di “io personale” in quei momenti si fa un pò da parte. Mi sembra a volte una scena di un film che osservo da…
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Nella pratica dell’osservare inizialmente lo sforzo consiste nel mantenere l’osservazione continua, notando ciò che la interrompe, e la tendenza a non voler osservare ciò a cui resistiamo. Emergeranno e incontreremo cose che non vorremmo osservare (è sempre una determinata identità a non voler osservare). Persistendo nel tornare ad osservare a poco a poco si disattiva il coinvolgimento con ciò che si osserva e con l’identità che non vuole osservare, così l’osservazione diventa sempre più stabile e chiara. Noteremo che l’osservazione è un livello più profondo e reale rispetto alla “persona” (“dietro l’osservare non c’è un ego” cit. Sergio Cipollaro). Prima o poi si vedrà che l’osservato é un miraggio, é la luce stessa della coscienza…non c’è nient’altro che coscienza, il…
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Allievo: – Ieri pomeriggio sono entrato in uno stato meditativo molto profondo, molte immagini che scorrevano veloci, abbagli di luci, e flash di panorami naturali sconfinati, ma questa notte mi sono svegliato ed ho sentito un’energia pazzesca, mai sentita così prima d’ora. Mi sentivo attratto da essa nonostante fosse molto potente, e la mente tentava di opporsi, ma ad un certo punto ho deciso di mollare tutto, di abbandonarmi e dimorare in questa energia ininterrotta, ho provato un forte ronzio alle orecchie, la sensazione a tratti di non avere una vera identità, confusione e chiarezza si mescolavano. Sono rimasto in questo stato per un bel pò, sbalorditivo.. Esperienze del genere mi capitano sempre verso le 4-5 del mattino. A parte…
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– Ciao Marco, Mi sono rilassata finchè non ho piu sentito il corpo, poi ho messo in silenzio la mente, e ho creduto di FARE l’abbandono, ma subito ho capito che finchè resto “chi fa” non sono l’abbandono. Allora ho provato a smettere di fare. E mi è sembrato come se dentro la mente ci fosse come un organo di senso percipiente, e lentamente l’ho sentito come sbocciare da dentro la mente, e mi sembrava un abbandono diverso, reale. Marco: – Proseguendo con l’indagine vedrai che Ciò che è senziente, il percipiente ultimo, è l’Assoluto stesso! Abbandona sempre di più, lascia sbocciare dentro te l’immutabile presenza cosciente.
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– Ciao Marco, Questa sera ho avuto l’opportunità di coricarmi un pò. Mi sembrava un dono avere un pò di tempo per la mia ricerca, e prima di iniziare la seduta ho pensato a come spendermela… tante idee di come farla e poi ho pensato che tutto è un “inutile fare”, mi sono messa delle cuffie e ho provato con l’abbandono. Ho visto come un film. La “vita” ti sta appiccicata addosso, è una guaina. Per allontanarsi, distaccarsi, non subirla, ci vuole una forte determinazione. Eppure non c’è un senso di separazione, ma di visione. Di chiara visione. Ho avuto la possibilità di stare in questo stato per diversi minuti, poi…ho proprio sentito questa guaina della vita ridiscendere su di me, riavvolgermi, e…
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– Ciao Marco, il giorno dopo esserci sentiti è successo questo: Mi sono isolata, seduta tranquilla a pensare a questa presenza sempre presente. Mi sono detta:Se è sempre presente, è presente anche ora che penso.Se è sempre presente, è da quando sono nata che vede tutto ciò che faccio, ha assistito a tutto, lei sa di me, e io non so di lei.Ma se è presente, perché non la contatto!? Basta,Ho chiuso gli occhi per rilassarmi.Li ho riaperti quasi subito, ed era diverso.Sentivo la presenza chiara, mi guardavo intorno e sentivo che stavo guardando in presenza, ho anche pensato qualcosa ma ha perso importanza, mi sono sentita espandere, come unico punto fisso dove puntavo lo sguardo, e mi sono sentita anche…
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– Concentro l’attenzione nell’individuare il Sè, lo trovo come “osservatore”. So che è lui perché mi dà una gioia sottile che non trova parole. Ma non riesco ad identificarmi, sono io ma non mi appartiene, è come uno stato momentaneo. Marco: Non ti apparterrà mai. Sei tu che appartieni a Lui!!! Non serve identificarti in chi già sei, ti basta abbandonare le varie identità. Una volta che hai individuato l’Osservatore, e hai notato che non è la persona, abbandona tutto a Lui, è l’Assoluto stesso!!!
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Prima che l’identità dell’individuo (il jiva) si sia stabilita sul soggetto ultimo (il Sé), ciò su cui porta l’attenzione è ciò che esperisce. In questa fase la coscienza si identifica con ciò su cui si porta l’attenzione. Quindi si ‘deve’ disciplinare l’attenzione, riportandola continuamente al senso di Essere. Ma la nostra natura ultima ‘è’ coscienza (il sole) ‘prima’ che diventi attenzione (cioè il raggio di sole) verso qualcosa. Quando la vera identità si è finalmente riconosciuta come Sé, è invece assolutamente indifferente dove vada l’attenzione, perché ovunque guardi vede solo e sempre il Sé. Allora l’attenzione è veramente libera, libera di contemplare il ‘Miracolo’ vivente.
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Io: — L’altra notte ho fatto un sogno piuttosto angosciato, frutto dello stato d’animo della giornata. Dovevo trasportare una testa di animale mozzata in sella ad un motorino minuscolo mezzo scassato attraverso un campo arido e scosceso. Come se non fosse già abbastanza disagevole così, degli insetti cominciano ad attaccarmi e pungermi…mi accorgo in quel momento di essere a petto nudo. Un bel problema… A un certo punto penso: “Facciano ciò che vogliono, se vogliono pungermi sono qui!”. Allora comincio a rilassarmi, la testa di animale si rimpicciolisce e diventa poi cenere che butto via, il motorino scassato si dissolve e il campo arido diventa una strada comodamente percorribile. Sergio: — L’animale è l’identificazione col corpo-mente. La testa mozzata significa…
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Non c’è un corpo separato dalle sensazioni o una mente separata dai pensieri. Pensieri e sensazioni vanno, tu resta fermo, non seguirli. Se li segui, ecco comparire un corpo, una mente. Ciò che resta quando niente resta è gioia incondizionata. Per la mente, che processa una cosa alla volta, ‘Tutto’ e ‘Niente’ sono incomprensibili. Eppure: ‘È CIÒ CHE RESTA QUANDO NIENTE RESTA’ ed è così esattamente ora! Marco Mineo