IL SENSO DEL ME Ciao Marco, cerco di immergermi nel ‘me’ che sento, percependolo così come viene e senza cercare, se riesco, di far intervenire la mente con le sue ‘proiezioni’, come le chiami anche tu. Mi ‘appoggio’, cioè do forza alla parte di me che sembra già sapere chi è e non desidera altro che essere quello che è. Durante la giornata, quando mi ricordo, riporto tutta la mia attenzione al mio interno, ed ho come la sensazione di risucchiare dentro di me il mondo esterno, in questo modo sto iniziando a percepire un ingigantirsi del senso del me e un rimpicciolirsi del mondo esterno. È come se ci fossero due mondi, uno interno a me e uno esterno,…
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Tra questo e quello Il vento della mente si muove. Ma, disteso nella spiaggia del Nulla, il tepore è fantastico: non c’è granchè da fare.
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ESPERIENZA DIRETTA Grazie Marco. Approfitto di questo momento di pace per relazionare sulla session appena finita. Oggi sono arrivata a percepire un vuoto, un nulla, presente nella ‘realtà’ che non mi ha fatto sentire separata, anzi mi ha fatto percepire come quel nulla sia nel tutto di questa realtà. Anzi, è meglio dire che in questo momento e in questo posto sono con ciò che corpo e mente percepiscono, ed insieme ero nel nulla. Ancora adesso lo sento, sento che non è staccato, che è presente, che è così vuoto che mi viene da piangere… e non so perché mi viene da piangere! Anche nella altre session ho raggiunto questo stato, ma oggi l’ho riconosciuto come sempre presente. Non cambia…
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STO INIZIANDO AD AMARMI… Ciao Marco, vorrei aggiornarti sulla mia pratica. I soliti alti e bassi: momenti in cui mi sembra di arrivare a fondermi con le mosche, i trifogli, gli universi e persino coi miei simili – cosa davvero eccezionale –, e in quei momenti mi sembra di provare amore e che tutto sia in armonia, e momenti in cui mi sento separata da quello che mi appare come esterno a me: il mondo con tutto ciò che contiene. Mi sto accorgendo però che in questi alti e bassi in cui continuo in apparenza a ‘muovermi’ c’è qualcosa che non cambia più. Se mentre prima ero completamente presa da questo movimento che mi faceva dimenticare il ‘me’, adesso so…
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immobile osservo il dissolversi di me nella totalità del divenire. l’Uno non conosce un altro. Marco Mineo COMMENTO DI SERGIO CIPOLLARO: Uno haiku di grande semplicissima bellezze e profondità. La prolungata auto-osservazione e l’abbandono conducono al silenzio mentale, e quindi al dissolversi del senso del sé individuale nel divenire che, paradossalmente, pur in continuo movimento appare in essenza immobile. Cita un detto zen: “Quant’acqua è passata sotto il vecchi ponte di pietra. Ma dovrei dire: quanti ponti di pietra sono passati sull’acqua immobile”. Il soggetto non appare alla coscienza. L’Essere universale, il vero Sé che ha ormai smascherato il falso e illusorio sé individuale, resta implicito e innominabile; riemerge alla coscienza soltanto se necessario: “Prima di Abramo, Io Sono”…
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HAIKU Senza pensiero Come saprò di essere? Primo e ultimo problema “Non cercare la coda dello zero”. […] Non sapere non basta, Cosciente della pace viva La luce si sostiene da sè. […] Pensiero istantaneo Cometa del tempo, In quest’attimo azione e non azione annullati. […] “Tutto” e “Nulla” Nel Cuore s’incontrano Silenzio risolutore.
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A volte dico “Consapevolezza”, Ma non è l’identificazione con la persona! Altre volte “Nulla”, Ma non è l’oscurità che la mente immagina per proteggersi! La Sostanza è non-mente, silenzio oltre ogni immaginazione e considerazione mentale. È qui e ora, nell’istantaneo annullarsi di ciò che appare, Il vasto amorevole abbraccio entro cui tutto scompare. Marco
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PUOI PARLARMI DELL’ABBANDONO? Allieva: — Ti chiedo se puoi parlarmi dell’abbandono. È lasciare andare ogni cosa si presenta al momento, non trattenerla? Marco: – L’abbandono completo è sinonimo di Realizzazione. È lasciare andare ogni cosa si presenta, il momento in cui si presenta, e lasciare andare colui a cui si presenta. È lasciare andare chi pensa di poter scegliere tra lasciare andare o trattenere. È lasciare andare tutto finché non resta niente, e poi lasciare andare anche questo ‘niente’. È abbandonare la mente alla sua origine. È rilassamento – ri-lasciare – assoluto.
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Marco: — Ciò che ‘è’ quando si lascia morire tutto, è il ‘senso di essere’ nella sua forma più pura. Allieva: — È proprio bello quello che hai detto, più che bello lo sento Vero. Mi ha trasportata subito al Centro, all’Io Sono, mi ha fatto pensare che all’incontro della Vita con la Morte: lì, nel punto dove si uniscono, c’è qualcosa, ma non riesco a capire cosa. Mi sfugge, ma quando qualcosa mi sfugge adesso tendo sempre a ricondurlo al Me, all’Io Sono.
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Ti senti perso finché ti riconosci in ciò che si può perdere. Tu sei Ciò che non può essere perso e che non può essere trovato. Parafrasando un detto zen: ciò che perdi non ti serve ciò che trovi ce l’hai già. Marco Mineo