Studente: — Tu mi hai scritto: “Il coinvolgimento dà un’impressione di sostanzialità a ciò che appare, come una traccia o un eco di qualcosa che non c’è più. Ma se guardi da dove viene, o cerchi CHI prova attaccamento/avversione non trovi niente.”
Vorrei che sviluppassi quello che hai scritto.
Marco: — Non esiste niente di niente. Come un grande sogno che appare ma non esiste. Eppure scordiamo questa semplicissima Verità, e scordandola consideriamo reali delle semplici successioni di immagini.
Considerando queste immagini reali, immaginiamo di poterle trattenere se siamo abituati a percepirle come piacevoli e rifiutare se siamo abituati a percepirle come spiacevoli.
Immaginando di poter trattenere/rifiutare inventiamo il senso di ‘durata’ e con esso l’impressione di realtà, che a sua volta alimenta il coinvolgimento e crea un ‘CHI’ si coinvolge, un ego.
Et voilà: il circolo vizioso del Samsara.
L’indagine ti fa vedere che le immagini non vengono da nessuna parte (o se preferisci vengono dall’Assoluto/Silenzio/Pura Consapevolezza) e che quindi non hanno realtà indipendente dall’Assoluto. Ti fa vedere che il coinvolgimento e l’ego che si coinvolge sono frutto di un fraintendimento, una mancanza di chiarezza nella visione.
S: — Purtroppo la sensazione abituale è quella di provare tutto ciò in prima persona. Il coinvolgimento appare reale, anche se in maniera inversamente proporzionale al livello di attenzione e presenza. È senza dubbio una dipendenza vera e propria.
M: — Ottima comprensione!
S: — Nei momenti in cui mi fermo a riconsiderare tutto, a osservarmi il più serenamente possibile, a un certo punto e repentinamente, avverto come una variazione nel ‘movimento’ (a volte le parole non sono sufficienti a descrivere la cosa in sé e occorre arrangiarsi) della mente: come se, dopo uno sforzo continuo di attenzione, la mente arrivasse alla conclusione di lasciarsi osservare rinunciando a produrre attrito.
Sono momenti interessantissimi: viene meno la necessità di sviluppare un certo sforzo e si rimane davanti alla mente così com’è, ma senza parole, senza idee al riguardo.
A volte capita, spesso no, perché non ho alcun potere al riguardo anche se avrei piacere di poter coltivare quei momenti in quanto li ritengo particolarmente istruttivi. Un tuo parere?
M: — Benissimo! Viene meno la necessità di sviluppare sforzo perché viene meno il coinvolgimento, che è sforzo!
Approfondisci, dimora in questo non-fare (WU WEI)!
Lo stato naturale (Sahaja Samadhi) è continua consapevolezza e silenzio, in cui tutto (la persona e ciò che sperimenta la persona) appare e scompare; è assenza di sforzo.
È: “così com’è, ma senza parole, senza idee al riguardo”.