Allieva: — La rabbia mi distoglie dalla serenità.
Marco Mineo: — Ogni emozione, essendo una manifestazione di energia, diventa un problema solo quando la tratteniamo. Bisogna vedere il perché non si vuole provare quell’emozione. Le emozioni quando sono una manifestazione di energia che non è trattenuta, durano un istante senza lasciare traccia, come un onda nel mare, senza solidità. Ciò che percepisci come solido è qualcosa di trattenuto o rifiutato. Senza resistenza non c’è solidità. Il punto è la resistenza alla rabbia. Perché non puoi farti attraversare dalla sua energia restando inalterata?
A: — È proprio questa voce, i pensieri, a fare da ancora alla rabbia, che viene nutrita e tenuta lì dov’è.
Marco: — I pensieri trattenuti diventano emozioni. Passa un pensiero con contenuto di rabbia che ha un certo colore/qualità, e se avviene il coinvolgimento ciò modifica il nostro stato. Passa un pensiero di rabbia e SONO arrabbiato. Il nostro stato naturale viene turbato. Attraverso il non coinvolgimento il nostro stato non assume il colore/qualità dei movimenti mentali.
L’osservazione della mente, quando è continua, diventa non coinvolgimento. Ci sono cariche che non è semplice dissolvere vedendole una sola volta. Bisogna andare in profondità.
Proprio come il vento muove le onde, le tendenze latenti producono movimenti mentali che lasciano una traccia, un’impressione.
Se restiamo come consapevolezza, come unità, le onde ci attraversano senza modificare il nostro stato essenziale di quiete.
Il principio dell’osservatore prevale sempre. Risali a ciò che prevale sempre e sii quello. Non è un lavoro di controllo. Si tratta di osservare senza interazione. Di includere, permettere ogni movimento e quindi essere oltre movimento e immobilità. Si passa dall’osservazione di ciò che c’è all’osservazione senza oggetti: NON DUALE.
A: — l’osservazione nel movimento non si interrompe, mentre prima avveniva una sorta di ‘stop’, per cui l’osservazione si interrompeva appena smettevo di stare seduta a meditare.
Marco: — Molto bene.