Studente: — Vedere che tutto viene dall’Ignoto è agevole, riconoscere che Quello sono io necessita di un grado di consapevolezza molto alto.
L’indirizzo delle tue parole mi aiuta, l’individuare cosa e come cercare è fondamentale, la parte che mi è sempre mancata.
Riesco a distinguere uno spazio ora, uno spazio vuoto in cui fermarmi almeno alcuni momenti, mentre sulla superficie scorrono immagini.
Quando riesco a sedere in quello spazio, le immagini scorrono senza commenti, quando l’attenzione e la consapevolezza raggiungono un certo livello, quando si riesce a porre l’attenzione sulla mente e il suo lavorio, questo cessa e cessano le immagini e i pensieri, è uno stato di grazia avvolto però da un velo nero: la paura.
Temo che l’ansia di essere guardata e di abbandonarsi impedisca ancora alla mia mente di approfittare di quella quiete e di lasciarsi indagare senza remore: insisterò!
Corpo, mente e informazioni costituiscono un unico ente e lo si può vedere con una certa chiarezza.
L’esempio delle immagini e dello schermo è illuminante: le immagini passano e alla fine lo schermo è esattamente quello di prima, immutato. Purtroppo spesso si possono solo intuire certi passaggi ma è solo con un input esterno che si riesce a vedere con migliore risoluzione.
Marco Mineo: — Lo spostamento dell’identità dalla forma al senza-forma non lo puoi provocare tu. Avviene spontaneamente, prima per brevi momenti, poi sempre più stabilmente, man mano che comprendi che solo Quello esiste e che il fenomenico è la sua ombra. Indagando l’Origine Ultima dei fenomeni hai compreso spontaneamente l’Unità.
Hai l’attitudine del vero ricercatore, le mie congratulazioni.