MARE MOSSO
A: “Agganciare” il non pensiero, e rimanerci il più possibile, è come galleggiare in mare col mare mosso.
Marco: Una pratica stagnante non serve a molto, meglio il mare mosso 🙂
A: Devo fare un lavoro per mantenere la condizione.
M: Esatto. Renato ad un ritiro ha fatto l’esempio di una navicella a cui occorre una spinta per superare l’atmosfera e liberarsi nello spazio 🙂
Ramana disse:
“Il fine dello sforzo è di abbandonare ogni sforzo.”
A: Proprio perche é un lavoro, mi fa rimanere in superfice, non rimango mai nel silenzio.
M: Ciò che fa andare più in profondità è vedere che per rimanere nel silenzio non occorre lavoro, è giá COSÌ naturalmente.
A: Comunque, ispirata dalle tue ultime risposte, in questo periodo sto cercando dove sorge il pensiero.
Questo è difficile da scrivere…
Tutti i pensieri si placano con l’osservazione, ma c’è un pensiero, una voce che mi parla, si comporta come “la maestrina”, questa è sempre attiva, parla a me.
Ed e la più alta resistenza alla meditazione, così ho deciso che parto da lei.
La sto osservando per trovare da dove nasce, ho capito che non è un posto che devo cercare. Puoi darmi indicazioni?
Grazie.”
M: Esatto, non è un “luogo”.
Cerca dove nasce il pensiero, e prova a vedere che l’origine È SEMPRE, senza luogo, mentre invece il pensiero muta, è intermittente ed istantaneo.
Cerca,
E trova abbandonando il cercare e ogni altra cosa
A questo momento.
❤