LE ERBACCE DELLA MENTE
Quando ci sediamo a meditare, non dividiamo.
Io e la mente,
io e il corpo,
io e quello che sento.
Se cerchiamo di trascendere la mente,
di essere l’Osservatore, o di cercare l’Io,
mantenendo l’intento più o meno inconscio di voler allontanare quello che sentiamo,
Si acuirà il senso di separazione.
Per un certo periodo, o in certe fasi, può essere inevitabile,
perchè l’abitudine a restare separati e gestire ciò che sentiamo è radicata.
L’importante è non scoraggiarci e perseverare:
“Se perdete lo spirito di ripetizione, la vostra pratica diventerà alquanto difficoltosa”, Suzuki-Roshi.
Quando sorgono i pensieri, notiamo la nostra reazione.
Se sono pensieri con un significato emotivo, potremmo accorgerci di starli reprimendo prima ancora di esserne pienamente consapevoli, per non sentirne la carica.
Ma l’attenzione e la carica resteranno lì, formando il presupposto per le “ondate” future.
Ogni volta che notiamo questo meccanismo, ne diventiamo sempre più consapevoli, abbiamo la possibilità di imparare a non reprimere:
“Fareste bene a essere contenti per le erbacce che avete nella mente, perché in definitiva la vostra pratica ne sarà arricchita.”, Suzuki-Roshi.
Ps. Lo stato di confusione tra noi e la mente causa il volerla controllare e il gestire quello che si sente, anche quando non abbiamo pensieri particolarmente carichi. Ma in quest’ultimo caso é più evidente, ed è più facile accorgersene.
Ecco il perchè dell’importanza delle “erbacce”, o dei momenti emotivi considerati molto importanti nel buddhismo Dzogchen.