NON COMPENSARE I PENSIERI CON ALTRI PENSIERI
Ma lasciali passare senza reagire, accetta e attraversa l’energia emotiva che contengono, e di cui lasciano traccia.
La traccia finisce comunque, se non ci difendiamo da essi con ulteriori pensieri che rubano attenzione ed energia. Un’identità, un complesso di pensieri si scarica, se non ci difendiamo da esso compensando con pensieri opposti.
Ad esempio, mentre sono identificato con l’immagine di me “stressato al lavoro”, ho pensieri del tipo: “così non ce la posso fare”, “gliene dico io quattro”, e contemporaneamente si producono dei contro-pensieri rassicuranti: “me ne vado quando voglio”, “mi posso impegnare di più” etc..
Se stiamo in questi pensieri, invece di lasciare scaricare e sentire il complesso, abbandonando il bisogno di rassicurarci, restiamo nell’altalena dei pensieri.
“Pensare dall’intimo del non-pensiero;
Non pensare dal fondo del pensiero (cioè, a partire da qualche identità, ndt);
Come pensare senza pensiero?
Come non pensare pensando?
È hishiryo, il superamento del pensiero.
È il segreto dello zazen.”
Dogen, Fukanzazenji
“Il pensiero tremulo, labile, difficile a custodire, difficile da contenere, esso raddrizza l’uomo accorto, come un fabbricatore di frecce il dardo.”
Dhammapada, III, 33