– Ciao Marco, il giorno dopo esserci sentiti è successo questo: Mi sono isolata, seduta tranquilla a pensare a questa presenza sempre presente.
Mi sono detta:
Se è sempre presente, è presente anche ora che penso.
Se è sempre presente, è da quando sono nata che vede tutto ciò che faccio, ha assistito a tutto, lei sa di me, e io non so di lei.
Ma se è presente, perché non la contatto!?
Basta,
Ho chiuso gli occhi per rilassarmi.
Li ho riaperti quasi subito, ed era diverso.
Sentivo la presenza chiara, mi guardavo intorno e sentivo che stavo guardando in presenza, ho anche pensato qualcosa ma ha perso importanza, mi sono sentita espandere, come unico punto fisso dove puntavo lo sguardo, e mi sono sentita anche gioiosa.
Poi questa esperienza si è interrotta, e la riprendevo facilmente, e ogni volta mi espandevo e sorridevo, la perdevo e la riprendevo.
Poi sono tornata al lavoro convinta che da quel momento in poi non avrei avuto piu problemi a ricontattare la presenza sempre presente. Invece no, non è stato così. Ogni esperienza che faccio non riesco poi a ripeterla con la stessa modalità, anche se ci riprovo svariate volte.
Marco: – La mente potrebbe abbandonarsi una volta e per sempre alla presenza sempre presente.
Invece in una frazione di secondo interpreta l’evidenza, vuole appropriarsene, si irrigidisce e irrigidisce il modo di praticare.
Provando e riprovando, e affinando la sensibilità interiore ti accorgerai sempre prima di questi irrigidimenti, noterai la tendenza della mente a tradurre l’esperienza in reti di concetti in cui essa stessa cade, e ti sarà sempre più facile contattare la presenza sempre presente. Persisti!