LA QUIETE NON È ASSENZA DI MOVIMENTO MA ASSENZA DI RESISTENZA
Se ti comporti bene (che presto diventa: se reprimi per bene la tua energia vitale), se sei come gli altri ti vogliono (quali altri??), sarai ricompensato e non sarai punito.
Questo è uno dei condizionamenti di base, che diventano un grosso equivoco anche nella meditazione.
“Non devo sentire QUESTO perchè è sbagliato”: ma è proprio il sentirlo sbagliato, il non volerlo (“chi” attua il non volere? Cos’è “non volere”?), che lo rende difficile e, appunto, “sbagliato”.
La ricerca della quiete può diventare così fuga dal sentire e dalle emozioni (“emotionem”, ciò che muove);
Si crea uno scollamento tra “È” e “dovrebbe essere” e tutta l’attenzione resta quindi intrappolata al come “dovrebbe essere”.
Questa è frustrazione pura, perchè per definizione come “dovrebbe essere” non sarà mai come “è”, il modello di come “dovrebbe essere” si sposterà di continuo, restando sempre insoddisfatto…a meno che non si riconosca che non esiste separazione, nè può mai esistere.
La quiete non è assenza di movimento ma assenza di resistenza.